La vitamina D rappresenta uno degli argomenti più caldi nella comunità scientifica e non solo.
Anche nella pandemia globale che stiamo attraversando non si è mancato di indagare sul possibile ruolo della vitamina D come strumento di prevenzione dal temuto coronavirus.
Cos’è la vitamina D ?
Il termine vitamina D racchiude un gruppo di pro-ormoni liposolubili che include ben 5 diverse forme: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5. Tra queste le principali sono la vitamina D2 di origine vegetale che non può essere sintetizzata dall’uomo e la vitamina D3 che viene sintetizzata a livello epidermico a partire dal colesterolo, sotto l’influenza dei raggi UV della luce solare. Tuttavia, per svolgere il suo ruolo metabolico la vitamina D deve essere convertita nella sua forma attiva e ciò avviene prima nel fegato e poi nel rene.
A cosa serve ?
La principale funzione della vitamina D nel nostro organismo è quella di mantenere l’equilibrio calcio-fosforo, quindi è di fondamentale importanza per la salute delle ossa. Ad ogni modo recettori per la vitamina D sono stati scoperti in numerosi distretti del nostro corpo: pelle, muscolo, sistema immunitario, pancreas, colon, mammella e prostata per citarne alcuni. Ciò ha consentito di fare luce su altri possibili ruoli metabolici che questa poliedrica vitamina potrebbe svolgere.
In quali alimenti si trova ?
La vitamina D proviene da due fonti: una è quella alimentare e l’altra è la sintesi endogena del nostro organismo coadiuvata dai raggi solari. Purtroppo gli alimenti ricchi in vitamina D sono pochi; tra questi ricordiamo alcuni tipi di pesce come il salmone, lo sgombro e le sardine, il fegato, il rosso d’uovo e i formaggi grassi. Nel mondo vegetale la vitamina D, sebbene in piccole quantità, si trova nelle verdure a foglia larga come la bietola o la cicoria ma sopratutto nei funghi, in particolare nel prelibato porcino.
Quando integrarla ?
In un soggetto giovane e in salute che segue un’alimentazione sana ed equilibrata il fabbisogno vitaminico è ampiamente soddisfatto con la dieta. Tuttavia neonati, bambini, donne in menopausa, soggetti affetti da patologie che possono provocare malassorbimento come la celiachia e il morbo di Chron e le persone anziane rappresentano le categorie a più alto rischio di carenza di vitamina D che, in ogni caso, deve essere appurata tramite analisi del sangue.
Nei più piccoli è importante garantire un determinato introito di vitamina D poiché il loro scheletro è in accrescimento e perché il latte materno ne è scarsamente provvisto; nelle donne in menopausa e nelle persone anziane questa vitamina è di fondamentale importanza per mantenere la densità ossea a livelli normali e prevenire l’osteoporosi.
La carenza di questa importante vitamina può essere contrastata promuovendo l’attività fisica, una dieta ricca in calcio e vitamina D e un’adeguata esposizione solare, basta infatti esporre mani e viso al sole (senza creme protettive) per 20 minuti al giorno per averne una produzione sufficiente.
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