Lo scorso 21 Settembre ricorreva la diciannovesima giornata mondiale dell’Alzheimer e ho pensato che fosse giusto celebrarla leggendo un articolo che mi era stato sottoposto tempo addietro da un medico di medicina generale.
L’articolo in questione riportava la firma di Mark P. Mattson, professore di Neuroscienze alla John Hopkins University School of Medicine, uno dei massimi studiosi dei meccanismi dell’invecchiamento cellulare insignito, tra le altre cose, dell’Alzheimer Association Zenith Award.
Prima di addentrarci nei suoi studi facciamo un passo indietro.
È risaputo che mangiare frutta e verdura faccia bene alla nostra salute, infatti l’OMS ne raccomanda un consumo giornaliero pari a cinque porzioni. Altre organizzazioni hanno ampliato il concetto del ”five a day“ suggerendo anche di variare i colori di frutta e verdura, così da fare il pieno di vitamine, sali minerali e antiossidanti.
Ciò comporterebbe degli alti livelli di antiossidanti nel nostro organismo che ci proteggono dai danni dei radicali liberi ma, dice il professor Mattson, la faccenda non è così semplice.
Per capirla dobbiamo guardare alle strategie di difesa dai predatori che le piante hanno messo a punto in anni di evoluzione.
Una pianta non può scappare se un insetto cerca di mangiarne un pezzo ma può rilasciare sostanze tossiche che lo fanno allontanare. Possiamo dedurne che, mangiando un ortaggio o un frutto, anche noi ingeriamo un certo quantitativo di queste tossine, il che non è affatto un male. Ciò infatti provoca uno stress che non uccide le cellule ma le rende maggiormente capaci di adattarsi a nuove difficoltà.
Da qui nasce il concetto di ormesi cellulare, ovvero il rafforzamento della resilienza delle stesse cellule. Ciò rappresenta nuovo punto di partenza nella prevenzione delle malattie cerebrali come Alzheimer e Parkinson, strettamente legato ai benefici del consumo di frutta e verdura.
Alcune sostanze vegetali benché tossiche quando vengono assunte in dosi massicce possono dimostrarsi ormetiche, ovvero possono avere effetti benefici se consumate in piccole quantità.
Ma veniamo agli esempi pratici: mangiare troppe noci del Brasile può danneggiare fegato e polmoni per via del selenio in esse contenuto ma mangiarne una piccola porzione conferisce protezione nei confronti di malattie cardiovascolari e cancro.
È stato dimostrato che la curcumina, principio attivo della curcuma, provochi un lieve stress nelle cellule cerebrali scatenando così la produzione di enzimi antiossidanti che riducono l’accumulo di radicali liberi e tossine. Altri composti che hanno proprietà ormetiche sono contenuti nei broccoli, nel caffè e nell’uva. Questi studi potrebbero portare alla sintesi di nuovi farmaci per la cura dell’Alzheimer e di altre malattie neurodegenerative.
Tuttavia l’ormesi ha suscitato qualche perplessità nella comunità scientifica. Come si può individuare esattamente il punto in cui una sostanza cessa la sua azione benefica e comincia quella tossica? Rispondere a questa domanda rappresenta una sfida tuttora aperta per la comunità scientifica.
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